Maria Luisa Meogrossi
Parla di
Francesco Cinardi
Non capita spesso di incontrare un pittore – scultore come
Francesco Cinardi. Guardando alcune delle sue opere, mi sono sentita aggredita
da una gamma di colori violenti, erompenti da forme “quasi scultoree” che si
ergono dalla tela a lanciare un messaggio simbolico.
Osservo attentamente un quadro che si impone. Raffigura un
fascio di radici vigorose che, intrecciandosi e contorcendosi, si librano verso
l’alto.
E’ insomma, una pittura vibrante, incisiva, che rileva la
rabbia interiore contro tutto ciò che è falso, abietto, crudele e vigliacco
(esclamazione dell’artista).
Personalmente sono rimasta profondamente turbata da una tela
che raffigurava un fiume rosso, in piena, è sangue sparso nelle varie contrade
di questo minuscolo villaggio, che è la terra.
In alcune tele la rabbia è meno violenta, addolcita da tinte
più tenui, ma sempre tesa alla ricerca dell’eternità e dell’infinito come nelle
delicate sculture in chiaro legno di ulivo, che con movimento armonico si
stagliano verso l’alto.
Erano anni che aspettavo di incontrare un’artista di questo
livello che sicuramente sconvolgerà l’arte contemporanea, e mi dispiace molto,
forse quando questo avverrà io non ci sarò, ma mi sento molto fortunata che
prima di andarmene da questo mondo ho potuto incontrare il maestro Francesco
Cinardi e contemplare alcune delle sue opere.
Roma anno 1978 Maria
Luisa Meogrossi
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